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110 | xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo |
Terenziano.
Questa figura d’oro che in man porto
l’onnipotente Giove rappresenta:
non è meglio adorarla ch’esser morto,
poiché lo imperador se ne contenta?
Paulo.
Tu se’, Terenzian, pur poco accorto:
chi dice: — Giove è Dio, — convien che menta:
Giove è pianeta, che il suo ciel sol muove;
ma piú alta potenzia muove Giove.
Giovanni.
Ma ben faresti tu, Terenziano,
se adorassi il dolce Dio Gesúe.
Terenziano.
Quest’è appunto quel che vuol Giuliano:
e meglio fia non se ne parli piúe.
Qua venga il boia: e voi di mano in mano,
per esser morti, vi porrete giúe.
Su, mastro Pier, gli occhi a costor due lega,
ch’i’ veggo il ciambellotto ha fatto piega.
Posti ginocchioni con gli occhi legati, insieme dicono cosí:
O Gesú dolce misericordioso,
che insanguinasti il sacrosanto legno
del tuo sangue innocente e prezioso
per purgar l’uomo e farlo del ciel degno;
volgi gli occhi a due giovani, pietoso,
che speran rivederti nel tuo regno.
Sangue spargesti e sangue ti rendiamo:
ricevilo, ché lieti te lo diamo.