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xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo 109

il gran, che muore in terra, sol par germine;
per morte adunque non ci pentiremo:
e, se pur noi ci potessim pentire,
per non potere abbiam caro il morire.
     Dunque fa’ pur di noi quel che tu vuoi:
paura non ci fa la morte atroce.
Ecco! giú ’l collo lieti porrem noi
per Quel che pose tutto ’l corpo in croce.
Tu fusti pur ancor tu giá de’ suoi;
or sordo non piú odi la sua voce.
Fa’ conto questo termin sia passato:
il corpo è tuo, lo spirito a Dio è dato.

Giuliano imperadore.


     E’ si può bene a forza a un far male,
ma non giá bene a forza è far permesso:
nella legge di Cristo un detto è tale:
che «Dio non salva te sanza te stesso»:
e questo detto è vero e naturale
(benché tal fede vera non confesso).
Da poi che il mio pregar con voi è vano,
va’, fa’ l’officio tuo, Terenziano.

Terenziano a Giovanni e Paulo dice:


     E’ m’incresce di voi, che, giovinetti,
andate come pecore al macello.
Deh! pentitevi ancor, o poveretti,
prima che al collo sentiate il coltello.

Giovanni.


Se a questa morte noi saremo eletti,
fu morto ancor lo immaculato Agnello.
Non ti curar de’ nostri teneri anni:
la morte è uno uscir di molti affanni.