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104 xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo


Imperadore.


     O padre Costantin, tu mi lasciasti
a tempo questo imperio e la corona.
A tanto mal non so qual cor si basti
o qual fortezza sia costante e buona.
Ecco or l’imperio, ecco le pompe e’ fasti,
ecco la fama e’ l nome mio che suona!
Non basta tutto il mondo si ribelli;
c’ho perso ancora i miei cari fratelli.

Uno lo conforta e dice:


     O signor nostro, quando il capo duole,
ogn’altro membro ancor del corpo pate.
Perdere il cor sí presto non si vuole:
piglia del mal, se v’è, niuna bontate.
Chi sa quel che sia meglio? Nascer suole
discordia tra fratei molte fiate:
forse che la fortuna te gli ha tolti,
acciò che in te sol sia quel ch’era in molti.
     Ritorna in sedia e lo scettro ripiglia,
ed accomoda il core a questo caso,
e prendi dello imperio in man la briglia,
e Dio ringrazia che se’ sol rimaso.

Lo imperadore dice:


Io vo’ far quel che ’l mio fedel consiglia
e quel che la ragion m’ha persuaso;
tornar in sedia, come mi conforti:
co’ vivi i vivi, i morti sien co’ morti.
     Io so che questa mia persecuzione
da un error che io fo, tutto procede;
perch’io sopporto in mia iurisdizione