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xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo | 99 |
son delle mie figliuole assai piú lieto;
che, convertite a Dio, han certo pegno
di vita eterna, che fa ’l cor quieto:
chi sottomette i re e le province
non ha vittoria, ma chi ’l mondo vince.
Chi vince il mondo e’ l diavol sottomette
è di vera vittoria certo erede;
e ’l mondo è piú che le province dette,
e ’l diavol re, che tutto lo possiede:
sol contra lui vittoria ci promette
e vince il mondo sol la nostra fede:
adunque questa par vera vittoria,
che ha per premio poi eterna gloria.
Però, alto signor, se m’è permesso
da te, io vorrei starmi in solitudine,
lasciare il mondo, e viver da me stesso,
la corte e ogni ria consuetudine.
Per te piú volte ho giá la vita messo,
pericoli e fatiche in multitudine;
per te sparto ho piú volte il sangue mio:
lascia me in pace servire ora a Dio.
Costantino.
Quand’io penso al mio stato e all’onore,
par duro a licenziarti, o Gallicano;
ché, sanza capitan, lo imperadore
si può dir quasi un uom sanza la mano;
ma, quand’io penso poi al grande amore,
ogni pensier di me diventa vano:
stimo piú te che alcuno mio periglio,
e laudo molto questo tuo consiglio.
Benché mi dolga assai la tua partita,
per tua consolazion te la permetto.
Ma, poiché Dio al vero ben t’invita,
séguita ben, sí come hai bene eletto;