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Allo illustrissimo signore Federico d’Aragona

figliolo del re di Napoli


Ripensando assai volte meco medesimo, illustrissimo signor mio Federico, quale in tra molte e infinite laudi degli antichi tempi fussi la piú eccellente, una per certo sopra tutte l’altre esser gloriosissima e quasi singulare ho giudicato: che nessuna illustre e virtuosa opera né di mano né d’ingegno si puote immaginare, alla quale in quella prima etá non fussino e in publico e in privato grandissimi premi e nobilissimi ornamenti apparecchiati. Imperocché, sí come dal mare Oceano tutti li fiumi e fonti si dice aver principio, cosí da quest’una egregia consuetudine tutti i famosi fatti e le maravigliose opere degli antichi uomini s’intende esser derivati.

L’onore è veramente quello che porge a ciascuna arte nutrimento; né da altra cosa quanto dalla gloria sono gli animi de’ mortali alle preclare opere infiammati. A questo fine adunque a Roma i magnifici trionfi, in Grecia i famosi giuochi del monte Olimpo, appresso ad ambedue il poetico ed oratorio certame con tanto studio fu celebrato. Per questo solo il carro ed arco trionfale, i marmorei trofei, li ornatissimi teatri, le statue, le palme, le corone, le funebri laudazioni, per questo solo infiniti altri mirabilissimi ornamenti furono ordinati; né d’altronde veramente ebbono origine li leggiadri ed alteri fatti e col senno