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78 ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti


Sogliono comunemente tutte le infermitá corporali nel sopravenire della notte pigliare augumento ed affliggere piú l’infermo. E questo avviene che, mancando la virtú del sole, il quale è propizio all’umana natura, li umori maligni prendono maggior forza e la virtú fa manco resistenza, perché naturalmente la notte gli è data per riposo ed, essendo piú inclinata la notte che ’l giorno a posare, non è cosí intenta e vigilante alla conservazione del corpo. Questo medesimo avviene delle infermitá dell’animo nostro, le quali sono nutrite da’ maligni e malinconici pensieri, come le corporali da’ maligni umori. E questo procede forse da piú altre cagioni, ma al presente me n’occorre due: perché, come abbiamo detto, alla infermitá del corpo concorre e maggior forza di maligni umori e manco resistenza della virtú naturale; cosí due cagioni hanno i morbi della mente, per le quali sono piú validi la notte che ’l dí. Il primo si è che naturalmente gli umori, di che siamo composti, si muovono nel corpo nostro a certe ore determinate e proporzionate alla lunghezza e brevitá del dí o della notte; cioè dividendo la notte e ’l dí o lungo o brieve in dodici parte, e chiamando ciascuna d’esse parte «un’ora», in modo che verso la sera comincia a muoversi l’umore maninconico, e consuma una parte della notte, e quasi tutto il resto occupa la flemma. Conciosiacosaché, secondo i fisici, l’ultime tre ore della notte e le tre prime del giorno si muove il sangue, le seguenti sei ore la còllora, l’altre ultime tre del giorno e le tre prime della notte l’umore melanconico, le seguenti della notte la fiemma. E perché l’umore melanconico e flemmatico generano nella mente nostra malinconici e tristi pensieri, di necessitá conviene questi tali pensieri abbino maggior forza in quel tempo che si muovon quelli umori. L’altra cagione, che multiplica il male della mente piú la notte che il giorno, diremo essere che la notte non si possono usare quelli remedi contro a questi mali, che si può il giorno. Conciosiacosaché contro alla malignitá de’ pensieri migliore rimedio non si può trovare che la diversione da quel tale pensiero. E questo procede e da vedere, udire e praticare diverse cose, che ritraggono la mente dalle moleste cogitazioni;