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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti |
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altri segni, come avviene ancora delle altre perturbazioni, per le parole molto meglio si conoscono, le quali sogliono essere il piú delle volte espressioni di pensieri. E però soggiugne che la medesima mano descrive ancora le parole della donna mia, come nunzi de’ pensieri e testimoni esteriori di quello che il cuore fa dentro. Debbesi adunque presupporre che degnissima pittura fussi quella, della quale era ornato il cuor mio; perché tre cose, secondo il giudizio mio, si convengono a una perfetta opera di pittura, cioè il subietto buono, o muro, o legno, o panno, o altro che sia, sopra la quale distenda la pittura; il maestro perfetto e di disegno e di colore; ed oltre a questo che le cose dipinte sieno di lor natura grate e piacevoli agli occhi: perché, ancora che la pittura fussi perfetta, potrebbe essere di qualitá quello che è dipinto, che non sarebbe secondo la natura di chi debbe vedere. Conciosiaché alcuni si dilettano di cose allegre, com’è animali, verzure, balli e feste simili; altri vorrebbono vedere battaglie o terrestri o marittime e simili cose marziali e fere; altri paesi, casamenti e scorci e proporzioni di prospettiva; altri qualche altra cosa diversa: e però, volendo che una pittura interamente piaccia, bisogna adiungervi questa parte: che la cosa dipinta ancora per sé diletti. Era il mio cuore materia e subietto molto atto a ricevere ogni impressione; mai non fu mano tanto gentile e dotta a tale pittura, quanto quella della donna mia, né piú grate cose potevono essere espresse nel mio cuore che i dolcissimi accidenti ed il viso ed il nome della donna mia. E però quanto al giudizio del mio cuore era tanto perfetta questa pittura, che desiderava si perservassi e che eternamente cosí in esso si conservassi. E questo è molto naturale desiderio e séguita da’ principi giá detti. Conciosiacosaché si va per la via della perfezione, molto dura e laboriosa, per venire alla beatitudine; e chi ha grazia di condurvisi, non gli resta altro desiderio che stabilirsi e fermarsi in essa, come ancora desidera il mio cuore. E credendo che questo fussi il modo a potersi perpetuare in tanto bene, desiderava che gli occhi dalla donna mia avessino quella forza e virtú, che si legge ebbe giá il viso di Medusa, e che, come l’aspetto suo convertí gli uomini in sassi,