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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti 63

mia libertá, cioè quello di che mi legò. E piú è da notare che questo pare contro alla veritá, perché, quel giorno che quelli occhi mi legarono, ancora non avevo tócca questa gentilissima mano. Ma bisogna intendere in uno de’ dua modi, cioè o che quel dí, che Amore mi legò, in se medesimo fece questo proposito di darmi in pegno questa mano, ancora che per qualche tempo differissi lo effetto; o vero ch’io fui interamente legato, ed al tutto fuori di libertá, come toccai quella mano: perché, come dicemo nel precedente sonetto, quella legò il mio cuore con mille nodi. E questo mostra che il cuore allora stava per forza di legame, e, se avessi forse potuto, volentieri si saria sciolto; e però riteneva ancora qualche parte di libertá. Ma, poi che fu riformato di nuovo e levati i lacci, stando di sua voluntá sempre con la donna mia, allora si poteva chiamare interamente fuor d’ogni sua pristina libertá, e quel d’Amore ebbe a sdegno la libertá sua, cioè la libertá che prima aveva il cuore innanzi che conoscessi questa nuova libertá, dove lo mise Amore; perché «libertá» si può chiamare quando alcuno può disporre a suo arbitrio, come poteva il cuor mio, sendo sciolto e libero da ogni legame. E di questa parte diremo piú ampliamente nella esposizione del sonetto che comincia: «Chi ha la vista sua» ecc. Subiunge di poi che questa mano veramente dolcissima indora gli strali d’Amore, codesta tira l’arco d’Amore, e ferisce tutti i cuori gentili che s’innamorano, che sono segno e berzaglio agli strali amorosi, come certifica il nostro Petrarca, quando dice:

Amor che i cor gentil suave invesca,
né degna di provar sua forza altrove.

Qui è da notare che tutti questi sono offizi che si fanno per mezzo delle mani. Ed oltre a questo, dicendo che questa mano indora le saette amorose, bisogna intendere che questa mano prepara ad Amore gli strali, li quali innamorano, che si dicono essere aurei, e non quelli di piombo, i quali sogliono cacciare amore e far nascere odio. E, come tutti questi sono offizi della mano, similmente è offizio suo medicare le ferite, perché la cerusica, la natura della quale si estende a simili medicine, non vuole