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38 ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti

vita e principio della luce del giorno. Adunque con questa autoritá ancora si verifica la morte di quella essere suto conveniente principio a questo giorno, che fece agli occhi miei il nuovo sole degli occhi di colei; la quale, se bene molto laudata abbiamo, le laude non aggiungono però all’eccellenzia e meriti suoi. Mostrommi il morto Lucifer che presto doveva venire questo mio novello sole, e, come abbiamo detto, scòrse il cammino mio cieco alla visione di questo tanto splendore. E, poi che ebbe assuefatti gli occhi miei a vedere lo splendore della stella, cioè lo splendore celeste, sentendo il sole sopravenire, si spense, ed io, che per lei avevo cominciato a voltare gli occhi in cielo, con manco offensione della vista mia li pote’ traducere dal lume della stella allo splendore del sole.

     Lasso a me! quand’io son lá dove sia
quell’angelico, altero e dolce volto,
il freddo sangue intorno al core accolto
lascia sanza color la faccia mia.
     Poi, mirando la sua, mi par sí pia,
ch’io prendo ardire e torna il valor tolto:
Amor, ne’ raggi de’ belli occhi involto,
mostra al mio tristo cor la cieca via.
     E parlandoli allor dice: — Io ti giuro
pel santo lume di quest’occhi belli,
del mio stral forza e del mio regno onore,
     ch’io sarò sempre teco, e ti assicuro
esser vera pietá che mostran quelli. —
Credeli, lasso! e da me fugge il core.

Era, lasso a me! come abbiamo detto, il mio core tutto acceso ed infiammato della beltá e gentilezza di questa mia donna: e, se alcuna parte restava in me che non consentisse coll’altre, n’era cagione il dubbio che avevo che con tanta bellezza e gentilissimi modi non fusse congiunta qualche durezza e poca pietá; perché sapevo giá quanto era grande il desio, ed aspettavone passione ed insopportabile tormento, quando in questa mia gentilissima non fussi stata pietá. Questo sospetto teneva ancora in me il mio core, né lo lasciava assicurare