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288 | iv - selve d’amore |
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Cantando vengon lietamente insieme:
ne sente ognun la dolce melodia:
il cor la intende, e di ridirla teme
agli altri: avvien della bella armonia,
come della celeste in queste estreme
parti del mondo, che par muta sia,
ché ’l basso orecchio a quel tuon non s’accorda:
cosí la gente a quel bel canto è sorda.
141
Dicemi pure il cor secretamente
che le parole di questa canzona
composte ha la Bellezza, e di poi sente
che Amore il canto gentilmente intuona;
e, benché l’abbi in secreto la mente,
pur non si esclude ogni gentil persona:
ridirlo a questi al cor non è molesto,
e, per quel ch’e’ ritrae, il canto è questo:
142
— O vaghi occhi amorosi,
che in questo e in quel bel viso,
quando mirate fiso,
vedete mille bellezze diverse;
mentre vi sono ascosi
questi dua vaghi lumi,
stolto alcun non presumi
aver veduto la bellezza intera.
Qui è la beltá vera
tutta accolta in un volto:
quinci l’esempio han tolto
l’altre, che in varie cose son disperse.
Chi questa beltá mira,
d’eterno e dolce amor sempre sospira — .