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274 | iv - selve d’amore |
84 Descrizione dell’etá dell’oro.
Pria che venissi al figlio di Iapeto
del tristo furto il dannoso pensiero,
reggeva nel tempo aureo quieto
Saturno il mondo sotto il giusto impero.
Era il viver uman piú lungo e lieto:
era e pareva un medesimo il vero:
frenato e contento era ogni disio,
né conosceva il mondo «tuo» o «mio».
85
La terra liberal dava la vita
comunemente in quel bel tempo a tutti.
Non da vomero o marra ancor ferita,
produceva frumenti e vari frutti;
di odorifere erbette e fior vestita
non mai dal sol, non mai dal gel distrutti:
l’acque correnti dolci, chiare e liete
spegneano allor la moderata sete.
86
Per l’erbose campagne lieti e sciolti
givan gli armenti sanza alcun timore,
sanza sospetto che gli fusser tolti
da orso o lupo il timido pastore.
Erano i tori indomiti allor molti,
non privi ancor del genital calore,
né per fatica di lungo intervallo
del giogo avendo al collo il duro callo.
87
E’ si potea vedere in una stoppia
col lupo lieta star la pecorella,
sanza sospetto l’un dell’altro, in coppia;
non fèro il lupo allor, non timida ella.
Né la volpe è maliziosa e doppia:
e non bisogna che la villanella
pe’ polli tenga il botol che la cacci;
ma par, se pur vi vien, festa li facci.