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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti | 21 |
tutte le perturbazioni che agli uomini possono accadere d’amore ed odio, timore e speranza, tante nuove astuzie ed ingegni, ed avendo ad esprimere tutte le nature e passioni degli uomini che si truovono al mondo, sanza controversia giudicherá nessuna lingua meglio che la nostra essere atta ad esprimere. E Guido Cavalcanti, di chi disopra facemmo menzione, non si può dire quanto comodamente abbi insieme congiunto la gravitá e la dolcezza, come mostra la canzone sopradetta ed alcuni sonetti e ballate sue dolcissime.
Restano ancora molti altri gravi ed eleganti scrittori, la menzione de’ quali lasceremo piú tosto per fuggire prolissitá che perché e’ non ne siano degni. E però concluderemo piú tosto essere mancati alla lingua uomini che la esercitino che la lingua agli uomini e alla materia; la dolcezza ed armonia della quale, a chi per essersi assuefatto con essa ha con lei qualche consuetudine, veramente è grandissima ed atta a muover molto.
Queste, che sono e che forse a qualcuno potrebbono pur parere proprie laudi della lingua, mi paiono assai copiosamente nella nostra; e, per quello che insino ad ora massime da Dante è suto trattato nell’opera sua, mi pare non solamente utile, ma necessario per li gravi ed importanti effetti che li versi suoi sieno letti, come mostra l’esempio per molti comenti fatti sopra alla sua Commedia da uomini dottissimi e famosissimi, e le frequenti allegazioni che da santi ed eccellenti uomini ogni dí si sentono nelle loro publiche predicazioni. E forse saranno ancora scritte in questa lingua cose sottile ed importanti e degne d’essere lette; massime insino ad ora si può dire essere l’adolescenzia di questa lingua, perché ognora piú si fa elegante e gentile. E potrebbe facilmente nella gioventú ed adulta etá sua venire ancora in maggiore perfezione; e tanto piú aggiugnendosi qualche prospero successo ed augumento al fiorentino imperio, come si debbe non solamente sperare, ma con tutto l’ingegno e forze per li buoni cittadini aiutare: pure questo, per essere in potestá della fortuna e nella volontá dell’infallibile giudicio di Dio, come non è bene affermarlo, non è ancora da disperarsene. Basta per al presente fare questa conclusione: che di quelle laudi, che sono proprie