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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti | 19 |
questa sia piú presto oppinione che ragione: conciosiaché quelle cose che si giudicano secondo che comunemente piacciono e non piacciono, paiono piú tosto fondate nella oppinione che nella vera ragione, massime quelle, il piacere e dispiacere delle quali non si pruova con altra ragione che coll’appetito. E, non ostanti queste ragioni, non voglio però affermare questa non poter essere propria laude della lingua; perché, essendo l’armonia, come è detto, proporzionata alla natura umana, si può inferire il giudicio della dolcezza di tale armonia convenirsi a quelli che similmente sono bene proporzionati a riceverla, il giudicio de’ quali debbe essere accettato per buono, ancora che fussino; perché le sentenzie e giudici degli uomini piú presto si debbono ponderare che numerare.
L’altra condizione che fa piú eccellente una lingua è quando in una lingua sono scritte cose sottili e gravi e necessarie alla vita umana, cosí alla mente nostra come all’utilitá degli uomini e salute del corpo: come si può dire della lingua ebrea per li ammirabili misterii che contiene, accomodati, anzi necessari all’infallibile veritá della fede nostra; e similmente della lingua greca, contenente molte scienze metafisiche, naturali e morali, molto necessarie alla umana generazione. E, quando questo avviene, è necessario confessare che piú presto sia degno il subietto che la lingua, perché il subietto è fine e la lingua mezzo. Né per questo si può chiamare quella lingua piú perfetta in sé, ma piú tosto maggior perfezione della materia che per essa si tratta. Perché chi ha scritto cose teologiche, metafisiche, naturali e morali, in quella parte che degnifica la lingua nella quale ha scritto, pare che piú presto reservi la laude nella materia, e che la lingua abbi fatto l’ufficio d’istrumento, il quale è buono o reo secondo il fine. Resta un’altra sola condizione che dá reputazione alla lingua, e questo è quando il successo delle cose del mondo è tale, che facci universale e quasi comune a tutto il mondo quello che è proprio naturalmente d’una cittá o d’una provincia sola; e questo si può piú presto chiamare felicitá e prosperitá di fortuna che vera laude della lingua, perché l’essere in prezzo e assai celebrata una lingua nel mondo consiste nella