Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/228

222 iii - rime

xciii

[«Amor novi sospir dal mio cor move».]


     Madonna simulando una dolce ira,
turbata alquanto con Amore ha detto:
— Non piú foco oramai: troppo arde il petto
per pietá del mio cor, che in lei sospira. —
     Amor ne ride, e ’l cor, ch’arder desira,
nel maggior foco sente piú diletto,
e, come oro in fornace giá perfetto,
si fa piú bello, e ’l foco nol martíra.
     Amor novi sospir dal mio cor move:
con questi dolci fòlli il foco accende,
quanto arder può nella fornace bella.
     Questo foco, che poi per gli occhi splende,
e l’ardente parlar, quando favella,
accende, ovunque arriva, fiamme nòve.


xciv

[I lunghi giorni degli affanni amorosi.]


     Quando il cieco desir per maggior pena
numera l’ore or lunghe e giá sí corte,
come serpe da rota oppressa a sorte
muove e non segue la snodata schiena;
     cosí tardo il carro aureo Febo mena,
nel qual par seco invidioso porte
degli amari desir la dolce morte
e ’l fin del mio sperar che tanto pena.
     Né nuovo pensier dolce il core ammette,
né gli occhi molli alcun suave oblio,
onde si spinga piú veloce il sole;
     e quel che piú nello aspettar mi duole,
è che Febo, or sí tardo, mi promette
rapido poi portarne ogni ben mio.