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iii - rime | 199 |
5
Dunque invan merto aspetta la trist’alma,
forzata a far del suo altrui disio;
ma, benché sciolto mi lasciassi Amore
e ’l fragil corpo mancassi di morte,
quella che ’l mondo onora e che me regge
seguirò sempre o in buona o in ria fortuna.
6
Né mai potrassi gloriar Fortuna,
che possi far cangiar sua voglia all’alma:
ché quel che ’l cielo, e ’l mondo e Pluto regge
libero dienne, e sciolto ogni disio.
Tu mi puoi ben qualch’anno affrettar morte,
ma non disciôrmi onde mi legò Amore.
7
Non mi sciorrá da Amor giamai Fortuna,
né mai per morte cangerassi l’alma,
se dopo lei il disio per sé si regge.