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184 | iii - rime |
canzone iv
[Le incertezze dell’amore e della vita.]
Il tempo fugge e vola;
mia giovinezza passa e l’etá lieta,
e la lunga speranza ognor piú manca;
né però ancor s’acqueta
in me quel fèr disio, che morte sola5
può spegner nell’afflitta anima stanca:
ma tiemmi pur sotto l’antica branca
Amor, e fa che per la lunga usanza
bramo il mio mal per natural disio.
Ah destín fèro e rio,10
ch’a me hai dato contr’a me baldanza,
ond’io non posso aitarme!
Almen mancassi in tutto la speranza,
la qual ne’ suoi begli occhi veder parme;
però ch’Amor m’offende con quest’arme.15
Almen non si vedessi
segno alcun di pietá nel suo bel viso,
né fussin cosí dolci le parole,
e quel suave riso
dagli orecchi e dagli occhi s’ascondessi,20
ed a me si celassi il mio bel Sole;
perché l’alma né sa, né può, né vuole
fuggir da quel che in vita la mantiene,
anzi l’induce a piú beata morte.
Cosí mia dubbia sorte25
desperar non mi lascia o sperar bene;
onde ch’io priego Amore
che levi al tutto la fallace spene,
over soccorra il mio afflitto core:
questo il contenta, e l’altro il trae d’errore.30