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iii - rime | 181 |
sestina iii
[Triste coscienza del suo stato amoroso.]
1
Amor tenuto m’ha di tempo in tempo
sotto false promesse lunghe e vane,
tanto ch’io son dell’aspettar giá stanco
e de’ suoi falsi inganni oramai certo;
ché della lunga mia aspra fatica
dolor è il prezzo, e vergogna, ira e sdegno.
2
E quel che piú accresce ogni mio sdegno
è ch’io ho perso il mio giovenil tempo,
né mel può racquistar prezzo o fatica.
Or nostre voluntá quanto sien vane,
se giá ne dubitai, or ne son certo,
e per troppo provarle afflitto e stanco.
3
Non che altro, del pensar io son giá stanco,
e son venuto a me medesmo a sdegno,
stando del bene in dubbio e del mal certo;
ma la vendetta di chi perde il tempo
è il pentimento delle imprese vane:
vergogna è il frutto poi d’ogni fatica.
4
Vana è ogni mortal nostra fatica:
ma chi in seguire Amor non è mai stanco,
tirato da lusinghe false e vane,
e come triste ha l’altre cose a sdegno,
piú ch’alcun altro perde l’opra e il tempo,
ed è in error piú manifesto e certo.