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iii - rime | 173 |
xxxv
Sonetto fatto a piè d’una tavoletta dove era ritratta una donna.
Tu se’ di ciascun mio pensiero e cura,
cara imagine mia, riposo e porto:
con teco piango e teco mi conforto,
s’avvien ch’abbi speranza over paura.
Talor, come se fussi viva e pura,
teco mi dolgo d’ogni inganno e torto,
e fammi il van pensier sí poco accorto,
ch’altro non chiederei se l’error dura.
Ma poi nuovi sospir dal cor risorge;
fan gli occhi un lacrimoso fiume e largo,
e si rinnovon tutti i miei martíri;
quando la miser’alma alfin s’accorge
che indarno i prieghi e le parole spargo:
ond’io pur torno a’ primi miei desiri.