|
ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti |
133 |
viva d’infinita bellezza, perché il bello, buono e vero sono obietto e fine di ogni ragionevole desiderio, dando vita a quegli che gli appetiscono; perché chi si parte dal bello, dal buono e dal vero, si può dire non vivere, perché fuora di queste perfezioni non si dice esser cosa alcuna. Adunque, come il sole co’ raggi suoi fa risplendere le stelle sanza diminuzione della sua luce, cosí questa somma bellezza infonde come raggi ne’ gentili cuori della sua grazia, cioè un lume spirituale, per lo quale vivono e spiritualmente relucono; e, se bene la materia, di che parlano i versi nostri, non è di tanta perfezione, pure gli errori amorosi fanno credere poter essere in altri quello che in se medesimo si trova. E però, vivendo io della luce di quegli belli occhi, la loro bellezza mi pareva sí maravigliosa, che pensavo a ciascuno doversi egualmente piacere sí come a me, onde affermavo di tutti gli altri quello che in me sentivo. Tornando adunque a questa infinita bellezza, sanza la quale miserrimo mi giudicavo, ed essendo pieno di vari pensieri, e tanto piú in me confuso quanto piú mi appressavo ad essa, grande infelicitá si debbe reputare la mia, poiché in quel bene, che io cercavo, dubitavo di male. La varietá e confusione di pensieri era che una parte d’essi mi persuadeva che troverrei la donna mia piena d’amore, di pietá e di dolcezza; un’altra parte mi sbigottiva, persuadendomi il contrario: in modo che in me medesimo dubitavo d’intendere le vere novelle per la molestia che arebbe portato al cuore, quando avessi inteso essere cacciato al tutto della grazia della donna mia. Questo faceva allentare i passi miei, ed era potentissima cagione, poiché, desiderando io sopra ogni cosa gli occhi della donna mia, ritardavo il passo per vederla. Soccorse Amore a questa mia durissima perplessitá: e, perché uno amoroso pensiero mi redusse a memoria alcune parole che mi aveva detto la mia donna, partendo da essa, tutte piene di speranza, affermando che in ogni luogo e tempo sarei sempre pieno della sua grazia, accertandomi della fede e costanzia sua, le quali parole mi scolpí dentro al cuore Amore colle mani sue, questa dolce memoria mi fece prestare fede a quello piú che soggiugne Amore, mostrando ogni altro pensiero, ogni sdegno ed ira aver tratto del cuore della