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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti | 123 |
grandissimo tormento ed amaritudine è poi desiderarle ed esserne privato. Ed il core, tirato dalla dolcezza detta, non può fare che non pensi alla donna sua; e li pensieri di necessitá portono con seco ancora il desiderio, cioè la privazione di quel bene: veramente è detto il core nutrirsi di questi dolci ed amarissimi pensieri.
S’io volgo or qua or lá gli occhi miei lassi, |
Perché io non credo sia determinato qual sia maggiore infelicitá, o l’essere infelicissimo o veramente perdere al tutto l’essere, lascerò la veritá di questa cosa a maggior iudicio che ’l mio, affermando però, per molte esperienzie, alli uomini accadere molte volte cose che pigliano per elezione piú presto privarsi della vita che sopportarle; ed ancora che sia cosa reprensibile la passione, in questi casi si tira drieto ogni altro migliore rispetto. Vedesi ancora molte volte li uomini eleggere piú presto privarsi per qualche poco di tempo della operazione de’ sensi che sopportare la offesa loro: come diremo d’uno che serra li orecchi a qualche grande e pauroso strepito, un altro li occhi per non vedere o qualche cosa brutta o altro che movessi compassione o dolore, altri il naso per qualunque fetore; e si debbe credere questi tali terrebbono questi sensi sempre serrati, se sempre durassino le cose che offendono. E, se questo è, possono accadere molti casi che reputeremo manco male la