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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti |
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i secchi rami di quelli arbori, che la vernata perdono le foglie, quando dolcemente parlava. E qui è da notare che nel cantare e nel parlare della donna mia sono comprese tre parti, che, secondo Platone, contiene la musica, le quali sono queste: il parlare, armonia e ritmo, che credo sia detta quella che volgarmente chiamiamo «rima», perché «ritmo» non è altro che un parlar terminato da certa misura. Come sono li versi e rime vulgari, chiamasi il parlar musico, ancora che non abbi piedi certi, quando è composto in modo che diletti li orecchi, come si vede in quelli che «eloquenti» sono chiamati. L’armonia è una consonanzia di voci umane, o veramente di suoni, come è notissimo; il ritmo abbiamo detto quello sia. Vedesi la prima spezie di musica, cioè il parlare, espressa nel verso che dice: «Che senton quanto dolce ella favelli»; l’altre due, cioè l’armonia e il ritmo, si includono nel canto della donna mia, la quale conviene presupporre che cantassi dolcemente certi versi e rime amorose, delle quali lei sopra modo si dilettava. Ed io molte volte li senti’ cantare e delli altri e de’ miei con tanta dolcezza e gentilezza, che poi in bocca d’altri non mi potevano piacere. Cantando adunque lei con suavissima melodia simili versi e rime, abbiamo tutte e tre le spezie giá dette della musica; ed, essendo cosí, manca in qualche parte la maraviglia delli effetti che faceva la donna mia. Perché, essendo la musica commune a tutte le cose, che non potrebbono sanza una certa consonanzia essere, ragionevolmente per la musica si dovevono muovere, come veggiamo che, temperando due istrumenti di corde in una medesima voce, e mettendo vicino l’uno all’altro, quando l’uno si suona, le corde dell’altro ancora si muovono per lor medesime sanza essere tócche da altri, solamente per la conformitá del tuono e similitudine di voce che hanno fra loro. Ora, avendo detto disopra due potenzie della donna mia, cioè delli occhi e dell’armonia, ecc., ed avendo a dire piú maravigliosa operazione di lei, bisogna ancora assegnarne piú potente ragione; perché, ancora che sieno grandi effetti far germinare la terra, cantare li augelli e vestire li arbori di frondi, queste sono tutte cose naturali, ma mettere una impressione contraria in uno subietto