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111 | ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti |
a coloro a’ quali è nota la fiamma e forza amorosa, perché, come dice Dante in una sua canzona:
Non è di cor villan sí alto ingegno, |
Partendomi di poi da lei, e considerando qual fussi piú o la gentilezza di quel parlare, o l’amore che per questo dimostrava, diliberai fare il presente sonetto, e li duoi seguenti nella medesima invenzione, ancora che concludino diversamente, se bene quell’amoroso parlare e quell’atto gentilissimo fussino degni d’altra lingua che la mia per farne memoria. Fingo adunque, ancorché la istoria sia sopradetta, io medesimo sentir nuovo moto nel petto mio, e con qualche ammirazione domando me medesimo della cagione; massime perché, essendo fuggito il mio core da me, come disopra in piú luoghi abbiamo detto, non poteva essere la cagione di quel moto dal mio core. Il moto adunque e gli spessi miei sospiri, che naturalmente, sono ordinati per refrigerio del core, mostravano pure che un core dovessi essere quello che nel mio petto si moveva. Mostravano ancora quel medesimo gli alti e dolci pensieri che concepeva la mente mia, li quali dovevano essere similmente mossi dal core, non come loco di pensieri, ma come cagione, perché, essendo il core quel che desidera, quelli pensieri erano dal core, perché non erano che un desiderio della donna mia. Ed essendo i pensieri alti e dolci, cioè piú degni che a me non si convenia, cominciai in me medesimo a credere che piú degna cagione che non era il mio core gli movessi. In mezzo a questi miei dubbi soccorse Amore, il quale, essendo stato quello che aveva fatto ardito il mio core a fuggirsi, come mostra quel sonetto che comincia: «Lasso a me, quand’io son lá dove sia», ecc., sapeva veramente il mio core essere fuggito. E però con la sua bocca mi manifestò questa veritá, che, interpetrando secondo il vero, come abbiamo detto, Amore, fa la donna mia, che con la bocca sua mi manifestò questo amoroso miracolo; il quale fu questo: che quando Amore prima fece la via agli occhi della donna mia, per la quale entrorono al core, allora quella