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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti | 107 |
Se di grata pietá talora è involto, |
Grandissimo argumento mi pare di eccessiva potenzia, quando alcuna virtú nelle cose contrarie e diverse tra loro opera potentemente, facendo ancora qualche volta effetti quasi fuora d’uno naturale ordine dell’altre cose. E, perché questo spesse volte accade nella vita degli amanti, gli abbiamo chiamati disopra «miracoli amorosi». Che grandissima fussi la potenzia della bellezza della donna mia, intende provare il presente sonetto per li effetti diversi e straordinari che in me faceva. Perché, contemplando io la bellezza del viso suo in diversi accidenti e passioni, mi pareva che tutte le passioni, che apparivano o dimostravansi in quel bel viso, e ne divenissino piú belle e ricevissino piú forza, cioè movessino piú potentemente in altri o timore o pietá o dolore o letizia, movendo non solo potentemente, come è detto, secondo la qualitá delle passioni, ma servando sempre la bellezza e la grazia, le quali in alcune passioni, come è il timore e ’l dolore, par quasi impossibile si possino conservare, perché chi teme, di necessitá ha in odio la cagione del timore. Questo medesimo avviene a chi sente dolore, perché, potendo, fuggirebbe la cagione d’esso, e quelle cose che si fuggono non s’amano. E però grandissima potenza era quella di questa bellezza, avendo forza, movendo timore e dolore, d’essere ancora in queste tali passioni desiderata ed amata. Introduce adunque il presente sonetto quattro passioni solamente, cioè la pietá, l’ira, il dolore e la letizia, le quali dal viso della donna mia pigliano piú forza e piú bellezza. E, cominciando dalla pietá, mostra che, quando la pietá viene in quel bel viso, non trovò mai luogo o domicilio