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104 ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti

fiori, che fussino letto e piuma al suo gentilissimo corpo. E, da poi che alquanto, cosí giacendo, contemplò la terra e il loco dove io ero, avuti alcuni dolcissimi ed amorosi pensieri, e mossa da quella pietá dell’afflizione mia, vinta finalmente dal sonno, s’addormentò, aiutando il sonno l’ombra di quella quercia ed un’aura dolce ed estiva, la quale, movendo i rami della quercia e gli altri arbori vicini, con mormorio ancora quel dolcissimo sonno nutriva. Questo atto amoroso intendendo io, giudicai degno degli soprascritti due sonetti, delli quali il primo contiene che, poi che la natura concesse sonno agli occhi umani, piú dolce sonno o piú quieto riposo non serrò occhio mortale, né anche il sonno mai chiuse piú belli occhi che quelli della donna mia. Quello, che faceva il sonno sopra tutti gli altri dolcissimo, era l’ombra, la mollizie del luogo ove giaceva lei, la dolcezza del venticello, il mormorio degli arbori, che di necessitá da quelle nasceva, e la fatica che era proceduta; che tutte sono cose che dánno forza al sonno. Che quelli occhi fussino sí belli come abbiamo detto, non posso assegnare altre ragioni che la mia oppinione, fondata in sugli effetti che in me facevano. E se erano cosí belli, di necessitá seguiva che Amore da loro avesse gran forza. E però, stando serrati dal sonno, e celandosi quella amorosa luce al mondo, di necessitá il valore e forza d’amore ne sentiva detrimento assai, perché la vista sua gli dava e toglieva la forza, siccome avviene ad alcuna spezie di fiori, li quali si aprono venendo il sole e di poi nell’occaso si riserrano, in modo che quelle tali erbe il dí sono fiorite e la notte private dell’ornamento de’ fiori. Cosí diremo che i cuori gentili per il sole degli occhi amati si aprano a ricever le influenze amorose, le quali quando mancassino, si riserrerebbono; ed, acciò che mai non si serrino, fa la virtú d’Amore per mezzo di quelli occhi tale impressione, che possino dire giammai essere sanza sole. Amore adunque, che fa sentire la virtú sua per mezzo degli occhi, quando mancassi quella visione, perderebbe la sua virtú.

Ora, tornando al sonno, si può facilmente comprendere che, essendo tanto soave quanto abbiamo detto, alla donna mia fussi molto grato. E però, come quella che in tutte le cose era gentile