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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti |
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gl’inimici suoi e restando in lei solo quello dolcissimo desiderio, cioè uno desiderio che gli piaceva e, piacendogli, dava forza all’anima, e contra a sua voglia prolungava la vita: non contra a sua voglia, quasi contro alla sua naturale voglia, ma contro al desiderio della morte. E, benché questo gli dovessi arrecare qualche molestia, sendo opposito alla dolcezza di quello desiderio, pure, vivendo madonna, come faremo intendere, e mantenendosi viva, per questa medesima cagione non gli dava molestia alcuna, anzi maggiore contento, perché il desiderio vero del mio cuore era la vita della donna mia. Provasi adunque che ’l desiderio della morte, che chiamava spesso la donna mia, si conservava in me la vita. Questo medesimo desiderio suo conservava ancora la vita in lei, conciosiacosaché il desiderio faceva che lei colle dolcissime sue parole chiamasse la morte, la quale, sentendosi chiamare, non chiudeva per questo però i begli occhi della donna mia, ma per pietá di lei gli prolungava la vita; e cosí ed in lei ed in me si conservava la vita. E questa conservazione era causata da uno desiderio contrario alla vita, cioè della morte, il quale escludeva la morte; cioè, ne’ modi che abbiamo detto, faceva scostare la morte. Questi miracoli e molti altri abbiamo veduti d’Amore, e crediamo appresso i gentili cuori sará assai credibile, il testimonio de’ quali ancora appresso degli altri doverrebbe avere fede.
Allor ch’io penso di dolermi alquanto
de’ pianti e de’ sospir miei teco, Amore,
mirando per pietá l’afflitto core,
l’imagin veggo di quel viso santo.
E parmi allor sí bella e dolce tanto,
che vergognoso il primo pensier more:
nascene un altro poi, che è un ardore
di ringraziarla, e le sue laude canto.
La bella imagin che laudar si sente,
come dice il pensier che lei sol mira,
sen fa piú bella e piú pietosa assai.
Quinci surge un disio nuovo in la mente
di veder quella ch’ode, parla e spira,
e torno a voi, lucenti e dolci rai.
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