Da le vicine carni al lembo estremo 355Venne a toccar, la misera vedevi
Quasi risorta ad improvvisa vita
Rattrarre i nervi, e con tremor frequente
Per incognito duol divincolarsi.
1o lessi allor nel tuo chinar del ciglio, 360Che ten gravò: ma quella non intese
Di qual potea pictade andar superba.
E quindi in preda a lo stupor ti parve
Chiaro veder quella virtù che cieca
Passa per interposti umidi tratti 365Dal vile stagno al ricco argento, e torna
Da questo a quello con perenne giro.
Tu pur al labbro le congiunte lame,
Come ti prescrivea de’ saggi il rito,
Lesbia, appressasti, e con sapore acuto 370D’alti misteri t’avvisò la lingua.
E ancor mi suona nel pensier tua voce,
Quando al veder che per ondose vie
L’elemento nuotava, e del convulso
Animal galleggiante i dilicati 375Stami del senso circolando punse;
Chiedesti al ciel che da l’industri prove
Venisse a l’egra umanità soccorso.