Limando entro il cervel, da l’alta rupe
Vertiginosa in rio furor la trasse.
Tal quaggiù de l’altrui vita si nutre,
Altre a nudrirne condannata, l’egra 225Vita mortal, che il ciel parco dispensa.
Ecco il lento bradipo, il simo urango,
Il ricinto armadillo, l’istrice irto,
Il castoro architetto, il muschio alpestre,
La crudel tigre, l’armellin di neve. 230Ecco il lurido pipa, a cui dal tergo
Cadder maturi al sol tepido i figli:
L’ingordo can, che triplicati arrota
I denti, e ’l navigante inghiotte intero.
Torvo così dal Senegallo sbuca 235L’ippopotàmo, e con l’informe zampa
De l’estuosa zona occupa il lido.
Guarda vertebre immani!, e sono avanzi:
Si smisurata la balena rompe
Ne la polar contrada i ghiacci irsuti! 240E spoglia, non temer se la trisulca
Lingua dardeggia, e se minaccia il salto