Lesbia gentil; turpi sembianze, e crude,
Che disdegnò nel partorir la terra:
Ne strane fiano a te è men gioconde 180A te che già tratta per man dal nuovo
Plinio tuo dolce amico, a Senna in riva
Per li negati al volgo aditi entrasti.
Prole tra maschi incognita, rifiuto
Del dilicato sesso, orror d’entrambi 185Nacque costui. Qual colpa sua, qual, ira
De l’avaro destino a lui fu madre?
Qual infelice amore, e fiera pugna
Strinse così l’un contro l’altro questi
Teneri ancor nel carcere natale, 190Che appena giunti al dì, dal comun senso
Con due respir che s’incontraro uscendo,
L’alma indistinta resero a le stelle?
Costui se lunga età veder potea,
Era Ciclope: mira il torvo ciglio 195Unico in mezzo al volto. Un altro volto
Questi porta sul tergo, ed era Giano.
Or ve’ mirabil mostro! senza capo,
Son poche lune, e senza petto uscito