“Ai dolci figli della patria cara1.
A Voi lo offria perchè gli affetti ascosi
V’accenni del mio cuor, per quelle dolci
Tenere cure onde l’incerto piede
Mi guidaste nel Tempio a Palla sacro,
A Voi mio sol maestro e sol mio duca.
Tutti colsi i laureti, i prati ameni,
E le fiorite rive onde va altero
L’Italo Pindo e fra i perigli ascosi
Dell’incantevol labirinto, scorta
M’ebbi il vostro conforto; se pur spesso
Io traviai, fu perchè ruppe il filo
Che mi reggea, la giovami baldanza.
Nè privo or fia che Voi lasciar vogliate
Me di consiglio. Ancor bollenti affetti
Siedono nel mio cuor: misero ognora
Pel suo troppo sentir, nè calma spera
Dall’età, che già il quinto lustro il mento
Da due Soli m’adombra invano. Il freno
- ↑ Considerazioni intorno al bello nelle lettere con un discorso sul IV. dell’Eneide — prezioso opuscolo or or pubblicato dal Dottor Carpanelli.