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Guidata aveva ai talamo desiato
     Vaga donzella Imen: splendea festante
     La nuzial conca, battean lieti i vanni
     Spargendo alme fragranze e scelti fiori
     Le Grazie e il Riso, e si sciogliea soave
     De’ Vati il cauto. Amor volle per gioco
     Turbar la gioja: un fìer mastino spinse,
     Quasi cruda Leena in su l’agnella?
     A disbramar la furibonda rabbia?
     Sul grazïoso cagnolin che fido
     Al teatro alle feste al corso all’ara
     Seguìa la madre della Sposa, e ognora
     Invidiato compenso, ne coglieva
     Ampia messe di baci. Esterrefatta
     E da subito brivido compresa
     Balzò la dama a tanto orror: pietoso
     Il suo bel core inorridì vedendo
     Spicciar l’amato sangue: invan tre volte
     Diè un alto grido, invan chiamò furente
     Cavalieri e donzelli, invan si pose
     Ardita fra la mischia, e farsi scudo,
     Quasi romana madre, osò al gentile
     Alunno del suo amor. Lacero il fianco
     E palpitante, omai vicino a morte