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CAPITOLO IX
DELL’ARTE LODIGIANA1
§ l, — Di alcuni pittori lodigiani del 1400 finora ignoti,
La piccola scuola pittorica di Lodi merita un ragguardevole posto di onore nella storia dell’arte lombarda. Di essa per altro niuno trattò di proposito prima di A. F. Rio, il quale vi dedicò, parecchi anni or sono, un capitolo nel suo rinomato lavoro sopra Leonardo da Vinci. Espose il Rio di aver tratto le sue notizie storiche sull’arte laudense da un manoscritto della Melziana in oggi perduto, e a questo manoscritto forse sono imputabili alcune inesattezze storiche contenute nel citato capitolo. Tuttavolta nemmeno al Rio possiamo consentire certi suoi giudizi estetici alquanto avventati, quale il chiamare pittore della decadenza il famoso Calisto, le cui prime opere rifulgono del purismo che animava l’ingegno dei suoi famigliari precursori Albertino e Martino, e le seconde si avvicinano ai grandi concetti del veneto Tiziano. Ma prima ancora dei Calisti, prima ancora di Albertino e Martino, Lodi ebbe pittori, e ne fanno testimonianza speciale gli antichissimi affreschi che osservansi anche in oggi nel grandioso tempio di S. Francesco in Lodi stessa2, in quelli di S. Bassiano a Lodivecchio, di S. Maria in Dovera ed altrove, tutti del se
- ↑ Questo capitolo lo dobbiamo alla squisita gentilezza del cav. Michele Caffi, noto per molte dotte illustrazioni archeologico-artistiche. Esso è frutto di lunghi studi e pazienti ricerche, e perchè reca non poca luce nella storia dell’arte lombarda, abbiamo creduto di pubblicarlo nella sua integrità, quantunque si diffonda più forse di quello che comporterebbe l’economia di questo nostro lavoro, certi di fare cosa vantaggiosa alla storia dell’arte, nonché al decoro di questa nostra città.
- ↑ Di questi affreschi i più antichi e preziosi per la storia dell’arte veggonsi sulla stessa parete delle porte, e quasi immediatamente al di sopra della maggiore, entro la chiesa, alla destra di chi entra. Sono piccole figurazioni, le quali certamente appartengono (come dimostra il loro carattere, lo stile secco, la conformazione degli occhi, i contorni) all’epoca in cui fu costrutta la chiesa, cioè verso il 1288. Esse rappresentauo un re genuflesso dinanzi a una colonna su cui sorge il vitello d’oro, segue la flagellazione di Gesù a mezze figure, poi altre stcriette, sovra le quali notansi alcune traccie della leggenda del figliuol prodigo. Lo stile di questi dipinti corrisponde a quello di altri simili che vedonsi in Lombardia a Chiaravalle, a Galliano ed altrove. A queste pitture tengono dietro in ordine di data quelle che incontriamo nello stesso tempio di S. Francesco in Lodi presso l’avello dei Fissiraga, nelle quali è specialmente notabile la forma spirale delle torcie che i frati assistenti alle esequie del defunto recano nelle mani, forma spirale che