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Fotografia astronomica. | 245 |
essere contate cinque mila stelle di grandezze comprese fra la sesta e la quindicesima, ed essa rappresentava una angusta plaga di cielo, di forma rettungolare, ampia, secondo l’una dimensione, quattro volte circa il diametro apparente della Luna piena, secondo l’altra dimensione meno di sei volte il diametro stesso.
289 bis. Malgrado lo stadio rapidamente evolutivo, nel quale la fotografia stellare ancora si trova, già poterono da essa trarsi alcuni risultati di indole generale e di importanza cosmica.
Fu osservato che il bagliore dell’atmosfera terrestre, prodotto dalla luce stessa delle stelle in una notte serena, annebbia nelle lunghe pose le lastre sensibili, e segna per conseguenza un limite alla potenza di penetrazione nello spazio della fotografia. In Inghilterra ad esempio non pare che la fotografia possa spingersi al di là delle stelle di decimottava grandezza, e pure ammettendo che in altri climi questo limite possa essere oltrepassato e diventi possibile fotografare ancora stelle di decimanona grandezza, certo è che, come per la visione diretta attraverso ai cannocchiali, cosi per la fotografia esiste un limite di profondità oltre il quale non si può penetrare nello spazio senza fondo che da ogni parte ci avvolge.
Fu osservato ancora che una lastra sensibile esposta in un cannocchiale rivolto al cielo durante parecchie ore mostra, quando sviluppata, un numero di immagini di stelle molto maggiore di quello che mostra se esposta per un’ora soltanto.
Se ne sarebbe potuto arguire che, ove l’esposizione fosse molto e molto prolungata, l’intera lastra sensibile dovesse finire per essere coperta di immagini stellari, indicando con ciò che noi siamo circondati per ogni dove e in ogni direzione da un numero indefinito di stelle.