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Fotografia astronomica. 229

grafia celeste si ricorra ad una disposizione ottica tale, che porti sulla lastra fotografica un’immagine dell’astro di sufficienti dimensioni.

262. Per ottenere grandi immagini non vi sono che due mezzi: impiegare una lente di breve distanza focale, ed ampliare l’immagine necessariamente piccola formantesi al suo fuoco, facendo che i raggi da essa immagine emananti attraversino un apparato ottico speciale prima di arrivare alla lastra fotografica sensibile; impiegare una lente di lunga distanza focale, capace di dare senz’altro un’immagine avente le dimensioni richieste, e là dove si forma quest’immagine porre la lastra sensibile.

Sul primo principio è fondata la costruzione dei così detti foto-eliografi, divenuti celebri per le applicazioni che se ne son fatte specialmente in Inghilterra.

Sul secondo principio è fondala oggi la costruzione della più gran parte degli strumenti destinati in astronomia ad osservazioni fotografiche, di quelli in ispecie usati nella fotografia delle stelle.

263. Già fu detto che l’immagine fotografica deve in astronomia avere un contorno preciso, netto, geometrico.

Nel paragrafo sesto del capitolo quarto fu detto anche che un raggio di luce il quale attraversa un prisma di vetro si decompone nei colori diversi dell’iride.

Quello che là si disse per un prisma, vale per ogni mezzo rifrangente, e per ogni lente; anche nell’attraversare una lente di vetro la luce si decompone nei colori diversi onde essa risulta, e poichè ad ogni colore corrisponde una speciale distanza focale, una lente dà di un corpo luminoso immagini diverse, diversamente colorate e situate in piani diversi.