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Droma, che avea esercitato, prima d’entrare negli Zuavi, il faticoso mestiere di colportore evangelista. Dopo alcune consolanti parole, m’offerse in prestito un Nuovo Testamento da lui posseduto. Lo ringraziai; e, ricordandomi dell’ultimo presente di mia madre, lo pregai di lasciarmi il suo libro sino a tanto che avesse potuto portarmi quello, che si trovava nel mio sacco fin dal nostro arrivo in Africa. Vi consentì volontieri, e me lo rimise dopo avermi particolarmente raccomandato alcune pagine.
«Dopo la partenza di Marty, fui di nuovo assalito dalla febbre, e non potei sentire che il giorno dopo la potenza di questo prezioso invito del Signore: «Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed io vi alleggerò» (Matt. xi, 28). Trassi nuove forze dalla mia lettura, non meno che dai due abboccamenti avuti con quest’amico, che Iddio m’avea mandato, ed in breve risanato, fui istato di riprendere il mio servizio.
«Il mio soggiorno all’ospedale servì dunque a guarire il mal fisico, ed a trarmi dal torpore morale. D’allora in poi, non tralasciai un sol giorno di leggere; v’assicuro che il libro mi fu di sommo giovamento, sopratutto in cento critiche circostanze della mia vita, come vi voglio raccontare.
«Quando la necessità del servizio ce lo permetteva, io e Marty uscivam d’Algeri, ed andavamo a passare le nostre ore di libertà in quei viottoli inestricabili, che attraversano le campagne in mille sensi, e che ne fanno un vero laberinto. Quivi, alla vista di questo ricco suolo coperto di vigne, di melaranci, di madreselva e di mille altri fiori, alzavamo i nostri sguardi verso il Creatore di tutte queste maraviglie, e talvolta la notte ci sorprendeva in mezzo ai campi circondati dai tronchi fantastici del fico d’India e dagl’immensi rami dell’aloe.
«Una sera che entravamo per la porta Bad-Azoun,