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«Il cambio si fece, e gli occhi del cacciatore brillarono di gioia quand’ebbe nelle mani l’oggetto dei suoi desiderii. Compresi la sua emozione, ricordandomi la scena della riconciliazione.
«Noi ci lasciammo, promettendoci di scriverci, e Carlos disse che sperava di raggiungerci presto, — poichè, soggiunse, sento che ho bisogno della vostra presenza; non sono ancora tanto avanzato quanto Cornault. Pregate Dio per me. —
«Il campo fortificato di Douera è piantato sulle colline di Sahel, presso la strada tracciata dai Francesi, che mena da Algeri a Blidah, traversando la pianura della Mitidia. Vi arrivammo sul far della notte. Non v’è espressione, che meglio valga a dipingere questo denso velo, che in meno di cinque minuti, inviluppa in Algeria l’intera natura.
«L’aspetto d’un campo, vera cecità di guerra, cambia di giorno ad ogni istante; la notte, quando presenta l’imagine del riposo, il tamburo di veglia allo stato maggiore batte un numero di colpi eguali a quello delle ore.
«Dopo un mese di soggiorno dovetti separarmi dal mio amico, poichè mi mandarono, con quindici uomini, ad occupare un alloggiamento situato fra Dely-Ibrahim e Douera. Era stato fatto sergente.
«Da alcuni giorni noi eravamo a Hazel-Kroudia, quando una mattina me ne andava a fare una riconoscenza con altri cinque uomini. La nebbia era folta; ciò che accade spesso in questa città, in cui le notti sono sempre fresche. Appena si vedevano gli oggetti ch’erano alla distanza di pochi passi, e camminavamo sempre con precauzione e silenzio. Al girar del burrone fummo sorpresi da cinquanta cavalieri hadjoutes, i più sfrontati saccheggiatori dell’Africa. Eravamo circondati: malgrado il loro numero e l’impossibilità della ritirata,