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primo cantare 11

29.
Se guarda, è dispettosa e impertinente:
E sempre vuol che stia la sua di sopra1.
Talor affronta per la via la gente,
Cercando liti, quasi franchi l’opra2.
Ne venga, dice, pur chi vuol nïente;
Perocchè chi mi dà che far, mi sciopra3.
Giunta, in questa, in un campo pien di cavoli,
N’affettò tanti, che Beati Pavoli. 4
30.
Così piena di fumi, e d’umor bravi,
Che te l’hanno cavata di calende5,
Rivolge l’occhio al popol delle navi,
Là dove Brescia romoreggia6 e splende:
E va per infilarne sette ottavi;
Ma nel pensar dipoi, che, se gli offende,
Far non potrebbe lor se non mal giuoco,
Gli vuol lasciar campare un altro poco.
31.
Alfin, deposto un animo sì fiero,
In genio cangia appoco appoco l’ira:
E come un orsacchin che appiè d’un pero
A bocca aperta i pomi suoi rimira;
Ferma, impalata quivi come un cero,
Fissando in loro il sguardo, sviene e spira:
Nè può vivere alfin, se non domanda
Ove l’armata vada, e chi comanda.

  1. St. 29. La sua opinione. Vuol sempre aver ragione. (Nota transclusa da pagina 81)
  2. Quasi franchi l’opra. Quasi possa liberar dalle spese del litigare sè stessa e la parte avversa. (Nota transclusa da pagina 81)
  3. Sciopra quasi da exoperare. Chi mi dà una bega, una quistione, mi leva da un’altra, tante io ne ho. (Nota transclusa da pagina 81)
  4. Tanti che ecc. Un grandissimo numero. Un montambanco a chi comperava un suo contravveleno regalava la pietra di San Paolo, purch’e’ si fosse chiamato Paolo. Moltissimi affermarono d’aver questo nome; onde il cerretano: Oh quanti Paoli! e i rimasti senza la pietra: Oh beati Pavoli. (Nota transclusa da pagina 81)
  5. St. 30. Cavata di calende. Impazzata, fatta cadere in estrema confusione, come avverrebbe a chi perdesse o dimenticasse affatto l’ordine dei giorni e dei mesi che è descritto dal lunario o calendario (Nota transclusa da pagina 82)
  6. Brescia romoreggia, ecc. Ove sono tante armi. Di uomo tutto armato si dice: Ha tutta Brescia addosso (Nota transclusa da pagina 82)