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ottavo cantare 303

50.
Così non la saldò1 già Martinazza;
La qual non vi trovando anch’ella attacco,
Poichè gran tempo andata ne fu pazza.
Avendo il terzo e quarto e ognuno stracco2,
Condurre un giorno fecelo alla mazza3;
E per via d’un che le teneva il sacco4,
Avvezzo a tosar pecore ed agnelli,
Mentr’ei dormiva, gli tagliò i capelli.
51.
Quei capelli, ch’un tempo avea chiamati
Del suo fascio mortal funi e ritorte,
Le bionde chiome, o Dio! quei crini aurati,
Che ricoprivan tante piazze morte5;
Onde6 scoperti furo i trincerati,
Ove il nimico si facea sì forte;
Perchè, per quanto un autore accenna,
Lo rimondaron fino alla cotenna.
52.
E così Martinazza ebbe il suo fine,
Volendo vendicarsi per tal via;
Perocchè buona parte di quel crine.
Ch’alcun non se n’avvedde, leppò via;
E fabbriconne al Tura le rovine,
Con una potentissima malía,
Che registrata in Dite al protocollo
In un lupo rapace trasformollo.

  1. St. 50 Non la saldò. Non la finì con lui. (Nota transclusa da pagina 361)
  2. Straccare il terzo e il quarto. Pregare con grande insistenza questo e quello perchè ci renda un servigio. (Nota transclusa da pagina 361)
  3. Alla mazza. Alla sua rovina in un agguato. (Nota transclusa da pagina 361)
  4. Tenere il sacco. Esser complice. (Nota transclusa da pagina 361)
  5. St. 51. Piazze morte. Qui, Cicatrici e margini senza capelli. (Nota transclusa da pagina 361)
  6. Onde. Per la qual tosatura si scopersero quei luoghi trincerati quelle margini alle quali rodevan si bene gl’insetti. (Nota transclusa da pagina 361)