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settimo cantare 261

56.
Dell’ossa poi ne fa stuzzicadenti,
Niente in somma v’è che vada male;
Sicchè, Brunetto figliuol mio, tu senti
Ch’egli è un cattivo ed orrido animale.
Ora torniamo a’ suoi scompartimenti1,
Ove son frutte buone quanto il sale,
Vaghe piante, bei fiori ed altre cose,
Com’io ti potrei dir, maravigliose,
57.
Ma lasciando per or l’altre da parte,
Cocomeri vi son dì certa razza,
Che chi ne può aver uno e poi lo parte,
Vi trova una bellissima ragazza;
Che, per esser astuta la sua parte,
Diratti che tu gli empia una sua tazza
A un di quei fonti lì sì chiari e freddi
Ma se la servi, a Lucca ti riveddi2.
58.
Tu puoi far conto allor d’averla vista,
Perchè mentr’ella beve un’acqua tale,
Ti fuggirà in un subito di vista
E tu resterai quivi uno stivale.
Se tu non l’ubbidisci, ella, ch’è trista,
Vedendo che il pregare e il dir non vale,
Intorno ti farà per questo fine
Un milion di forche3 e di moine,

  1. St. 56. Scompartimenti del suo giardino. Quadri, aiuole. (Nota transclusa da pagina 326)
  2. St. 57. A Lucca ti riveddi. Non la vedrai più. (Nota transclusa da pagina 326)
  3. St. 58. Forche. Smorfie, lezi, carezze. (Nota transclusa da pagina 326)