38. Ove condotto e messolo in sul letto,
Il medico ne venne e lo speziale,
Chiamati a visitarlo; ma in effetto
Anch’essi non conobbero il suo male.
Disperato alla fin di ciò Brunetto
Col gomito appoggiato in sul guanciale,
A cald’occhi piangendo più che mai:
Io vo saper, dicea, quel che tu hai. 39. Ei che vagheggia sotto alle lenzuola
Il gentil volto e le dorate chiome,
Nè anche gli risponde una parola
Non che gli voglia dir nè che nè come.
Replica quello e seccassi la gola;
Lo fruga, tira e chiamalo per nome:
Ed ei pianta una vigna1 e nulla sente;
Pur tanto l’altro fa, ch’ei si risente. 40. Dicendo: fratel mio, se tu mi vuoi
Quel ben che tu dicei volermi a sacca,
Non mi dar noia, va’ pe’ fatti tuoi,
Perchè il mio mal non è male da biacca2;
Al quale ad ogni mo’ trovar non puoi
Un rimedio che vaglia una patacca;
Perch’egli è stravagante ed alla moda3,
Chè non se ne rinvien capo nè coda.
↑St. 39. Pianta una vigna. Non bada affatto, perchè è tutto assorto nel suo pensiero, come il contadino nel piantar la vigna. (Nota transclusa da pagina 325)
↑St. 40. La biacca adoperavasi come rimedio esterno per leggerissimi mali. (Nota transclusa da pagina 325)
↑Alla moda. Ciò che incomincia a venire in moda è insolito e strano. (Nota transclusa da pagina 325)