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244 malmantile racquistato

5.
Omai serra gli ordinghi e le ciabatte
Chiunque lavora e vive in sul travaglio,
E difilato a cena se ha batte
A casa, o dove più gli viene il taglio.
Chi dal compagno a ufo il dente sbatte;
Tanti ne va a taverna, ch’è un barbaglio1;
Parte alla busca; e infin, purchè si roda,
Per tutto è buona stanza, ov’altri goda.
6.
E Paride2, ch’anch’egli si ritrova
A corpo voto in quelle catapecchie,
D’Amor chiarito figlio d’una lova3,
Che svaligiar gli ha fatto le busecchie4,
Dice al villan: Va’ a comprarmi dell’uova,
Ecco sei giuli, tônne ben parecchie;
Piglia del pane, e sopra tutto arreca
Buon vino, sai! non qualche cerboneca5.
7.
E se t’avanza poi qualche quattrino,
Spendilo in cacio; non mi portar resto.
Messer sine, rispose il contadino,
Io torrò, s’io ne trovo, ancor cotesto.
E partendo gli ride l’occhiolino,
Sperando6 aver a far un po’ d’agresto;
Ma facendo i suoi conti per la via,
S’accorge ch’e’ non v’è da far calía7.

  1. St. 5. Barbaglio. Ciò che abbarbaglia; una meraviglia. (Nota transclusa da pagina 322)
  2. St. 6. Paride ecc. Vedi c. III, 11. (Nota transclusa da pagina 322)
  3. Lova. Lupa, meretrice. (Nota transclusa da pagina 322)
  4. Busecchie. Tasche. (Nota transclusa da pagina 322)
  5. Cerboneca. Vino fradicio. (Nota transclusa da pagina 322)
  6. St. 7. Sperando d’appropriarsi l’avanzo del danaro. (Nota transclusa da pagina 322)
  7. Calìa, Rimasugli dell’oro o argento che si lavora. Qui, avanzo. (Nota transclusa da pagina 322)