86. Circa il pigliarlo, s’io non l’ho, gli è fallo.
Facciam conto che in branco alla pastura
Un toro sia costui o un cavallo;
Tiriamgli addosso qualche accappiatura
Legata innanzi a un bel mazzacavallo1
Collocato in castel presso alle mura;
Ond’ei si levi un tratto all’aria, e poi
Si tiri dentro e dove piace a noi. 87. Buono; rispose il re: non mi dispiace;
Ma il cancellier di subito riprese,
Sia detto, o senator, con vostra pace,
Tant’oltre il poter nostro non s’estese;
Il tutto saria nullo, e si soggiace
Ad esser condennati nelle spese;
Ed io sarei stimato anch’un Marforio2,
A acconsentire a un atto perentorio. 88. Perchè sempre de jure pria si cita
L’altra parte a dedur la sua ragione;
Poi s’ella è in mora, viensi a un’inibita3,
E non giovando, alla comminazione
Che in pena caschi delle forche a vita.
E se la parte4 innova lesïone,
Allor può condennarsi, avendo osato
Di far, causa pendente, un attentato.
↑St. 86. Mazzacavallo è una gran leva col fulcro nel mezzo. (Nota transclusa da pagina 283)
↑St. 87. Marforio. La statua consorte di quella di Pasquino in Roma. Qui, insensato. (Nota transclusa da pagina 283)
↑St. 88. Inibita. Inibitoria, comandamento del giudice di astenersi dagli atti. (Nota transclusa da pagina 283)
↑L’avversa, parte. (Nota transclusa da pagina 283)