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sesto cantare 207

41.
Io ti ringrazio sì, ma non mi placo,
Perciò, gli rispond’ella, di maniera,
Ch’io non voglia pigliar la spada1 e ’l giaco,
Chè in bugnola2 son più di quel ch’io m’era.
Così con quei due spirti avendo il baco3,
Soggiunge, perch’a lor vuol far la pera4,
Io l’ho con quei briccon, furfanti indegni,
C’hanno sturbato tutt’i miei disegni.
42.
Dico di Gambastorta, il tuo vassallo,
E di quel pallerin di Baconero,
Che fa nel giuoco con due palle fallo,
Scambiando il color bianco per lo nero:
Error, che nol farebbe anch’un cavallo.
Ma e’ vien ch’egli strapazzano il mestiero;
Che s’egli andasse un po’ la frusta in volta,
Imparerebbon per un’altra volta.
43.
Risponde il re: facciam quanto ti piace;
Ma ti verranno a chieder perdonanza,
Sicchè tu puoi con essi far la pace;
Però t’acquieta, e vanne alla tua stanza.
Non penso di restar già contumace5,
S’io non ti servo, perch’io fo a fidanza.
Dunque ti lascio, e sono al tuo piacere,
Fatti servir da questo cavaliere.

  1. St. 41. Trovar la spada ecc. Armarmi a vendetta. (Nota transclusa da pagina 278)
  2. In dugnola. In valigia, in collera. (Nota transclusa da pagina 278)
  3. Il baco. Ira. (Nota transclusa da pagina 278)
  4. Far la pera. Far la spia, arrecare altrui grave danno, maturare l’altrui rovina. (Nota transclusa da pagina 278)
  5. St. 43. Restar contumace. Qui, commetter mancamento. (Nota transclusa da pagina 278)