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quarto cantare 149

65.
L’uccello anch’egli, che non ha paura,
Gli rende molto ben tre pan per coppia;
Ma quel, che aver del suo nulla si cura,
Il contraccambio subito raddoppia;
E ben ch’ei voglia star seco alla dura,
L’afferra e stringe tanto, ch’egli scoppia;
Di poi garbatamente gli riseca
Gli stinchi su’ nodelli e me gli reca.
66.
Metto uno strido, e mi ritiro in dreto,
Io, c’ho paura allor, ch’ei non m’ingoi;
Ma quegli, ch’è un lione il più discreto
Che mai vedesse il mondo o prima o poi,
Ciò conoscendo, tutto mansueto
Gli lascia in terra, e va pe’ fatti suoi.
Ed io gli prendo allora, essendo certa
D’averne aver bisogno in sì grand’erta;
67.
Là dove non si può tenere i piedi,
Ma bisogna che l’uom vada carponi.
Perciò con quegli uncini poi mi diedi
A costeggiar il monte brancoloni:
E convenne talor farsi da piedi,
Battendo giù di grandi stramazzoni,
Perchè non v’è dove fermare il passo;
Cagion, che spesso mi trovai da basso.