59. Melicche, cuoco, all’ordine s’appresta;
Per giannettina1 ha in mano uno stidione,
Ed un pasticio per visiera in testa,
Con pennacchio di penne di cappone;
Un candido grembiul per sopravvesta
Gli adorna il culo e l’uno e l’altro arnione;
Una zana è il suo scudo; e nell’armata
Conduce tutta Norcia e la vallata. 60. L’unto Sgaruglia con frittelle a josa
Alla squadra de’ cuochi ora soggiugne
Quella de’ battilani assai famosa,
Gente, che a bere è peggio delle spugne:
A cui2 battiem, diceva, la calcosa3,
Ch’affeddeddieci là, dove si giugne,
Noi non abbiamo a scardassar più lana,
Ma s’ha far sempre la Lunediana4. 61. Conchino di Melone ecco s’affaccia,
Che, l’osteria tenendo degli Allori,
Col fine5 e saldo d’un buon pro vi faccia
Ha dato un frego a tutt’i debitori;
Che tutti allegri e rubicondi in faccia,
Cantando una canzone a quattro cori,
Di gran coltelli e di taglieri armati,
Si son per amor suo fatti soldati.
↑St. 59. Giannettina. Specie d’arme in asta. (Nota transclusa da pagina 168)
↑St. 60. A cui. Ai quali battilani. (Nota transclusa da pagina 168)
↑La calcosa, da calcare, la strada. Costui parla in gergo. (Nota transclusa da pagina 168)
↑Far la lunediana. Far la festa del lunedì. (Nota transclusa da pagina 168)
↑St. 61. Col fine. ecc. Non potendo costui riscuotere da’ suoi debitori, fallì, e indispettito bruciò i libri di credito. (Nota transclusa da pagina 168)