35. Amostante non solo era sdegnato
Che di suo capo e propria cortesia1,
Senza lasciar che l’uom riabbia il fiato,
Ei volesse attaccar la batteria;
Ma perchè seco aveva concertato,
Ch’egli stesso, che sa d’astrologia,
Vuol, prima che ’l nimico si tambussi,
Veder che in Cielo sien benigni influssi. 36. Omai la fama, che riporta a volo
D’ogni intorno le nuove e le gazzette,
Sparge per Malmantil, che armato stuolo
Vien per tagliare a tutti le calzette2.
Già molti impauriti e in preda al duolo,
Non più co’ nastri legan le scarpette,
Ma con buone e saldissime minuge,
Perchè stien forti ad un rumores fuge. 37. In tal confusïone, in quel vilume3,
All’udir quei lamenti e quegli affanni,
A molti ch’eran già dentro alle piume,
Lo sbucar fuori parve allor mill’anni:
Chi per vestirsi riaccende il lume,
Perocch’al buio non ritrova i panni;
Chi nudo scappa fuori, e non fa stima
Che dietro gli sia fatto lima lima4.
↑St. 35. Propria cortesia. Senza che altri ne lo richieda. (Nota transclusa da pagina 164)
↑St. 36. Calzette. Gambe; e intende ferire in genere. (Nota transclusa da pagina 164)
↑St. 37. Vilume. Volume; viluppo, tafferuglio. (Nota transclusa da pagina 164)
↑Fare o Dir lima lima. Beffare. È un detto insieme e gesto che i bambini si fanno, fregandosi in punta gl’indici delle due mani. (Nota transclusa da pagina 164)