29. Sale in bigoncia con due torce a vento,
Acciò lo vegga ognun pro tribunali:
Ove, mostrar volendo il suo talento,
Fece un discorso e disse cose tali,
Che ben si scorse in lui quel fondamento,
Che diede alla sua casa Giorgio Scali1:
E piacque sì, che tutti di concordia
Si messero a gridar misericordia. 30. Il tèma fu di questa sua lezione,
Quand’Enea, già fuor del suo pollaio,
Faceva andare in fregola Didone,
Come una gatta bigia di gennaio:
E che se i Greci, ascosi in quel ronzone,
In Troia fuoco diedero al pagliaio,
E in man2 d’Enea posero il lembuccio,
Ond’ei3 fuggì col padre a cavalluccio; 31. Così, dicea, la vostra e mia regina
Qui viva e sana, e della buona voglia,
Cacciata fu dall’empia concubina
Tre dita anch’ella fuor di quella soglia;
Però, se un tanto ardire e tal rapina
Parvi che adesso gastigar si voglia,
V’avete il modo, senza ch’io lo dica.
Io ho finito: il ciel vi benedica.
↑St. 29. A Giorgio Scali, che nel 1381 tentò avventatamente in Firenze un rivolgimento politico, fu mozzo il capo. (Nota transclusa da pagina 163)
↑St. 30. E in manecc. Mandaron via. Piglia il lembo, piglia il cencio dicevasi da’ maestri di bottega a’ garzoni, e intendevasi, Vattene. (Nota transclusa da pagina 163)
↑Ond'eiecc. Enea propriamente fuggì col padre, portandolo a pentolino, perchè Virgilio gli fa dire: Cave pater, cervici imponere nostræ. Il portare a cavalluccio è quando il portato, avvolte le braccia al collo del portante, glie le stringe sul petto, e il portante ricinge colle sue braccia le gambe del portato che lo inforca ai fianchi. Questo a Siena dicesi a saccaceci, e altrove a ciarpello. (Nota transclusa da pagina 163)