Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/9

di tante belle invenzioni e di tante altre cose di necessità, di comodo d'utile e di lusso, che abbiam oggi, ch'essi ignoravano, e le quali fanno sicuramente il più grande onore all'umanità, non potrebbero, da un altro verso, far a meno di essere sorpresi nel sentire, esservi stati tanti panegiristi fanatici di quella prosperità e di quella coltura, che per imporre alla posterità, sono state tanto esagerate in essi, ma che non meritano affatto di essere paragonate al presente stato civile dell'uomo. Ho sviluppato ampiamente questa idea in un'altra mia produzione, veduto che regna tuttavia il fanatismo di decantare tutto ciò ch'è antico, o che più non esiste; e veduto anche che ciò vien richiesto dall'interesse della mia patria e dell'Italia intera, dove i più belli talenti, omettendo lo studio delle scienze utili (ciò che rende la nazione tributaria dell'industria dei forestieri) sono interamente e meschinamente occupati colle futilità degli antichi. Nel considerare, infatti, jeri quelle meschine strade di Pompei da sei a sette piedi larghe; i marciapiedi così miserabili; quelle casucce ad un piano, con una specie di cortile in mezzo, nel di cui centro una piccola vasca di marmo per raccorre le acque (impluvium degli antiquarj), ed intorno intorno nel cortile delle cellette di circa una tesa e mezza quadrata, o per meglio dire degli ergastoli, raramente con una piccola fessura di pochi pollici nella parte superiore del delmuro esteriore, in vece di finestra, mi venne in testa di considerare le tanto decantate ville e case di Pompei, più presto come eleganti colombaje, che come abitazioni di uomini.