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consimile, dalla quale è coperta Pompei, riconoscer deve la stessa cagione.

In secondo luogo esistono in alcuni luoghi di Pompei de’ riempimenti, ossia si osservano negli scavamenti delle materie, le quali senza la supposizione d’un’alluvione non potean in conto alcuno pervenirvi, ancorché il Vesuvio avesse lanciato ceneri e materie volcaniche per mesi interi. Oltre a ciò, la dimora fatta dall’acqua in detti luoghi, vien dimostrata dalle vestigia lasciatevi da questo fluido.

Cercherò di rendermi un poco più chiaro colla dilucidazione di questi tre fatti, dai quali risulta la dimostrazione della mia opinione.

Allorché vediamo monti, colline, strati, o suoli piatti volcanici, possiamo, senza rischio d’ingannarci, francamente asserire, essere i medesimi stati formati in una delle seguenti quattro maniere, dette in geologia formazioni, e che io chiamo genesi; cioè 1°. o di essere le sostanze volcaniche venute da sotto dell’istesso luogo, in cui giacciono, per mezzo d’un’eruzione d’un volcano, che ha bruciato, e brucia al disotto; 2°. o di essere state lanciate per aria in quel luogo da un volcano, che arde nelle vicinanze; 3°. o di esservi venute fluide in forma di lava da qualche volcano adiacente; 4°. ovvero, infine, di esservi state trasportate dalle acque nel tempo d’un’ alluvione. Non è mio scopo di esporre in questo luogo le caratteristiche di queste genesi, per distinguerle tra loro. Mi fermo un istante all’ultima specie, della quale vi è un esempio in Pompei, e che costituisce il soggetto di questa lettera; ma mille altri esempj di tal genere si veggono nelle vicinanze di Napoli