Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/13

e di circonferenza tre miglia; ma ciò può accadere non solo alle città situate presso de' volcani, ma eziandio ad ogni e qualunque altra città del mondo, al disotto della quale può ritrovarsi uno strato immenso di carbone fossile piritoso, cagione de' volcani (siccome svilupperò nella terza lettera) e che ognuno ignora. Le piogge di ceneri volcaniche, e le lave danno sempre tempo alla gente di mettersi in salvo colla fuga, poiché il sotterramento d'un luogo da queste due cagioni, richiede un tempo ben lungo. Da ciò risulta che non vi è di che temere nelle vicinanze de' volcani.

Ritornando, intanto, all’argomento, ricorro ai fatti, che abbiamo sotto agli occhi, e de’ quali ve ne sono tre irrefragabili in Pompei, per dimostrare così il mio assunto. Primieramente gli scavamenti fatti in Pompei ci mostrano evidentemente una genesi di materie volcaniche (ed i geologi mi capiranno subito a questa, espressione), nella quale si ritrova seppellita la città, e la quale è della stessa stessissima natura di tutte le altre, che incontriamo in infiniti luoghi, dove nessuno ha finora pensato di supporvi un getto fattovi dal Vesuvio, ossia una pioggia di ceneri lanciate per aria, ma quali genesi sono assolutamente dovute alle alluvioni. Gli effetti dello stesso genere, sono prodotti dalle stesse cagioni; voglio, cioè, dire, che se le genesi di materie volcaniche affatto simili a quella di Pompei, esistenti altrove, non sono state originate né da piogge di materie lanciate per aria dal Vesuvio, né da lave, ma da alluvioni, la genesi