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ciascun lato. Don Morelli ne figurò una di piromaca scura, convessa sopra una faccia pianeggiante sull’altra, da lui raccolta nella caverna delle Arene Candide1, e che io riproduco un po’ ridotta nella fig. 2 della mia tav. I.
Non mancano, nei depositi delle caverne e in quelli all’aperto, rari esempi di cuspidi triangolari o meglio deltoidi. Ne osservai uno a base incavata, proveniente da Sassello nella collezione Rossi; un altro fu rinvenuto da Morelli nella caverna delle Arene Candide2. Ve ne hanno di lavorate con somma cura e perfezione, ma non ne conosco alcuna che possa gareggiare, sotto questo aspetto, colle finissime cuspidi d’ossidiana e di selce (tutte senza peduncolo) rinvenute nelle tombe di Micene da Schliemann e conservate nel Museo archeologico d’Atene.
Non debbo omettere, prima di abbandonare il tema delle punte di freccia, che ai Balzi Rossi furono adoperati a quest’uso i denti degli squali fossili (specialmente del Carcharodon megalodon). Dell’antico uso di tali oggetti tramandarono a noi la tradizione i Latini, tra i quali Servio, commentatore di Virgilio, narra come Telegone, fondatore di Tuscolo, avesse ucciso il padre di Ulisse «aculeo marinae belluae».
Selci diverse. — Altre selci e diaspri, provenienti in particolar modo dalle stazioni dei Balzi Fiossi, delle quali tuttavolta si sono rintracciati esemplari sporadici, massime nelle vicinanze di Sassello, consistono in punteruoli (?) a punta doppia o semplice, scheggiati lungo i due margini, che raggiungono da 3 a 5 centimetri di lunghezza (fig. 11), in laminette piccolissime, foggiate a mo’ di coltelli ed obliquamente troncate alle due estremità (misurano di ordinario da 15 a 20 mm. di lunghezza, in cuspidi non